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La formazione online si è estesa da qualche mese dai temi “tecnici” a quelli che riguardano le “soft-skills”, ovvero le competenze identificabili con il comportamento di una persona.

Mi occupo di formazione manageriale e sviluppo delle “soft-skills” da oltre 30 anni ma la prima volta che ho affiancato in aula una formatrice è stato esattamente 40 anni fa. Lei diceva che avevo le qualità e potenzialità giuste e io ho avuto la fortuna di iniziare una attività professionale che è ancora una grande e vivace passione.

La situazione attuale, quindi, impatta al 100% sulla mia attività e il tema dell’online mi tocca molto da vicino.

Confesso che, anche se non ho mai avuto difficoltà con le tecnologie e le ho sempre considerate alleate e non nemiche, non avevo mai pensato ad una erogazione totalmente online perché una delle componenti che considero piacevoli ed efficaci del mio lavoro è l’interazione con le persone, lo scambio sul piano emotivo, la dinamica di gruppo e la reciproca conoscenza.

Dall’inizio della pandemia, con i colleghi del mio settore, abbiamo iniziato ad esplorare le possibilità offerte dal web valutando le difficoltà ed il grado di efficacia di questa scelta.

La “conclusione” – ma in realtà si tratta di un divenire – potrebbe essere sintetizzata nel concetto “è difficile ma non impossibile”.

Come riprogettare i corsi online?

A mio parere, occorre tener conto del nuovo contesto in cui si possono realizzare, esattamente come quando si definisce il “setting” della formazione in presenza e si valutano lo spazio, le attrezzature disponibili, i supporti didattici da utilizzare, il numero e la tipologia dei partecipanti ma soprattutto gli obiettivi da raggiungere.

Nell’ottica di una metodologia il più possibile esperienziale personalmente propendo per l’utilizzo di piattaforme per la videoconferenza, che trovo più efficaci rispetto ai webinar o alle “dirette”.

Ma, anche in questo caso, sono necessarie alcune attenzioni. Ad esempio, le videoconferenze non dovrebbero durare più di 2 ore-2 ore e mezzo perché c’è una oggettiva fatica visiva e di attenzione legata all’uso del monitor e il gruppo non dovrebbe superare le 8/10 persone per permettere la visualizzazione su una sola schermata e in un formato riconoscibile.

Ai corsisti dovrebbe essere raccomandato l’uso di un pc o almeno di un tablet e anche suggerite alcune “norme di partecipazione”.

La parte in cui il trainer illustra un concetto dovrebbe, come sempre, essere breve e accompagnata da video esemplificativi e diapositive chiare, sintetiche, corredate da immagini che aiutino il ricordo, con un editing che tenga conto degli ingombri fissi della piattaforma utilizzata.

Nelle due ore la maggior parte del tempo dovrebbe riguardare esercizi pratici e lavori a coppie o in sottogruppo fatti – se parliamo di Zoom – utilizzando la funzione delle “stanze” in cui dividere i partecipanti per poi concludere con delle condivisioni in plenaria.

L’utilizzo della “lavagna” prevista da Zoom è estremamente utile e a disposizione sia del trainer sia dei partecipanti. La chat può servire per domande e messaggi e può essere salvata e distribuita.

Nei corsi che realizzo da circa 10 ani sono proposti anche esercizi di Mindfulness, respirazione, risata incondizionata e rilassamento che nel caso della proposta online favoriscono l’attenzione e concentrazione, oltre ad  agire sull’equilibrio personale ed emotivo.

Ad esempio, la formazione online per “Leader Yoga della Risata”

Anche la risata incondizionata è una soft-skill e da quando mi sono certificata come “Teacher di Yoga della Risata” nel 2015 ho previsto due edizioni l’anno anche del corso per “Leader”.

Non di più perché il mio focus lavorativo è su altri progetti ma mi fa piacere utilizzare le mie competenze applicate a questo tipo di formazione e, in genere, i Leader che si certificano diventano amici e, se le distanze lo consentono, sono presenti nel Club sociale che gestisco ad Arese (Mi) e nei progetti di volontariato che sviluppo.

Ad inizio anno avevo programmato una edizione di questo corso da realizzare il 16-17 maggio ma, come tutti sanno, non sarà possibile confermarla. Fin da subito avevo proposto ad alcuni partecipanti già prenotati di restituire la quota di partecipazione ma hanno preferito confermare il loro interesse al corso in attesa dell’evolversi degli eventi.

Allo stato attuale il dr Madan Kataria, fondatore della Laughter Yoga University, ha permesso la realizzazione dell’intero percorso della certificazione online perciò ho riprogrammato il corso impostandolo su un totale di 16/18 ore, suddivise in incontri di 2 ore ciascuno. Conto di includere comunque un “tirocinio pratico”, non appena sarà possibile farlo.

Perché proporre la formazione online su temi soft?

Alcuni colleghi, non solo dell’ambito Yoga della Risata, ritengono che non sia indispensabile, date le limitazioni imposte dal non potersi fisicamente incontrare, e io sono d’accordo con loro che l’energia, l’empatia e la “rete” che si stabilisce nella condizione in presenza è ineguagliabile.

Ma, pur non avendo una risposta valida per tutti, io posso condividere le motivazioni di quanti, ad esempio, faranno il corso “Leader Yoga della Risata” con me.

Ad esempio, c’è chi lavora in ospedale e desidera disporre di una risorsa per sé ma anche per aiutare i colleghi attraverso la risata.

Oppure ci sono insegnanti che si sono reinventati con impegno e disponibilità seguendo i loro alunni a distanza ma avvertono il bisogno di fare meglio anche dal punto di vista emotivo e pensano che il ridere possa essere la chiave giusta.

E professionisti che lavorano per le persone e che sanno di poterle supportare maggiormente acquisendo e insegnando la capacità di ridere incondizionatamente.

E anche, come accade normalmente, c’è qualcuno che non intende aprire Club o tenere sessioni ma vuole imparare a ridere incondizionatamente per essere più preparata-o ad affrontare tutto ciò che sta accadendo nella sua vita personale.

I cambiamenti sono una opportunità, una sfida gioiosa

Proprio perché questa tematica riguarda il cuore del mio lavoro – che amo e mi appassiona – vivo questa condizione di limitazioni come una opportunità e non come un ostacolo.

Credo sia capitato lo stesso a tutti gli insegnanti che da un momento all’altro hanno dovuto attivarsi con modalità completamente inedite senza perdere di vista lo scopo del loro lavoro.

Secondo me, essere resilienti e capaci di diventare protagonisti degli eventi, vuol dire vivere i cambiamenti come una occasione di apprendimento, di sfida gioiosa, di esplorazione curiosa e messa alla prova delle proprie potenzialità.

Non ci si può improvvisare, occorre prepararsi con cura e senso di responsabilità:
è difficile ma non impossibile.